Può sembrare un po’ paradossale che in piena epoca di “sovranismo” torni alla ribalta la questione della doppia cittadinanza per i sudtirolesi di lingua tedesca. In realtà, lo è meno di quanto possa apparire. In nuce, la questione mette invece a nudo un problema tutt’altro che marginale in Europa: il rapporto non scontato e complesso tra nazionalità e Stati Nazionali. Un problema che, a ben vedere, costituisce uno dei veri motivi di fragilità della visione sovranista oggi in voga: se i concetti di “Nazione” e di “Stato Nazionale” non coincidono sempre e ovunque, come si può pensare che il futuro passi dal rilancio del principio di sovranità degli Stati inteso come unica via per difendere identità e interessi comuni?I grandi leader europei del novecento avevano capito questo problema.Conoscevano la storia ed erano consapevoli della forza ma anche della fragilità degli Stati Nazione che le vicende delle due guerre mondiali avevano prodotto.Anche per questo pensarono all’idea di una Europa sempre più unita e iniziarono un lungo, difficile cammino fondato sulla percezione di una “comunità” di interessi non solo economici, ma anche culturali e politici e lavorarono per valorizzare una sorta di identità europea che si affiancasse a quella degli Stati Nazionali.L’Accordo Degasperi-Gruber del 1946 aveva come sfondo questa consapevolezza, seppur ovviamente declinata nei termini allora possibili e compatibili con il contesto di un Accordo di Pace tra Stati fino a poco prima in guerra.Le vicende della nostra Regione sono state sempre intrecciate a queste problematiche, sia a Trento sia a Bolzano, naturalmente in maniera assai diversa in ragione delle rispettive peculiarità storiche e linguistiche.Ritengo che la questione della doppia cittadinanza – riemersa alla luce dei nuovi equilibri politici in Austria – vada inquadrata in tale contesto. Bene fa il Governo Italiano – da ultimo con gli interventi dei Ministri Moavero Milanesi e Fraccaro – a manifestare contrarietà e a ricordare i complessi problemi giuridici e diplomatici che rendono questa proposta, nei termini indicati, del tutto inaccettabile.Ma questa è solo una parte della risposta a tale provocazione.L’altra parte sta nel guardare ad un futuro non “sovranista” e nel capire il problema vero: il rapporto complesso tra nazionalità e Stati Nazionali.Servirebbe rilanciare. Così come la SVP, con lungimiranza – pur non avendo mai rinunciato formalmente al diritto all’auto determinazione – ha accettato di percorrere la strada dell’Autonomia Speciale, così anche difronte al tema della doppia cittadinanza occorrerebbe individuare un obbiettivo diverso e più consono alla visione europea.Il tema riguarda il Sud Tirolo, nelle sue tre componenti linguistiche, italiani compresi (del resto, una doppia cittadinanza concessa solo ai cittadini di lingua tedesca comprometterebbe il vero valore del Secondo Statuto: cioè la formazione di un Land con propria personalità istituzionale, autonomo rispetto a Trento ma anche rispetto a Innsbruck).Riguarda il Tirolo, mai come in questo momento indeciso tra la sua vocazione verso l’asse Nord/Sud e il suo legame con Vienna.Riguarda anche il Trentino, come in altre epoche storiche posto di fronte al difficile compito di coniugare la propria appartenenza alla comunità italiana con le peculiari radici che affondano in una Heimat particolare. Un Trentino che non può banalizzare la questione rivendicando in modo un po’ patetico una doppia cittadinanza anche per sé ma neppure può ignorare del tutto i sottintesi della discussione. Personalmente ritengo che l’unica via possibile sia richiedere a Roma, Vienna e Bruxelles che la Regione Europea del Tirolo Storico possa avere una sua propria personalità istituzionale, ben oltre quindi il pur apprezzabile esistente Gect.Una Regione Europea plurilinguistica, multiculturale e binazionale.Le cittadinanze nazionali sono questioni importanti e da rispettare, ma appartengono ad un assetto che, nonostante l’aria sovranista di questo periodo, dimostrerà sempre più i propri limiti di fronte alle novità sociali, tecnologiche, economiche e culturali.Costruire in questa nostra Regione una cittadinanza “di fatto” di respiro europeo e binazionale è invece questione che ci porterebbe ad esplorare terreni nuovi e potenzialmente di grande impatto per il futuro.