Sembra che il solco dentro la sinistra – tra il PD di Matteo Renzi e il progetto di Giuliano Pisapia – risulti ampliato dalle due manifestazioni di sabato scorso. In realtà, però, il solco più forte che sembra emergere è tragicamente quello tra il dibattito politico italiano e il processo che si sta mettendo in moto in Europa. La “dottrina Trump” e il diffuso malessere sociale – con le conseguenti ricadute elettorali – stanno imponendo accelerazioni di non poco conto. I risultati pur parziali dell’ultimo Consiglio Europeo in materia di difesa comune e l’annunciato documento franco-tedesco sui temi economici e finanziari – ivi compresi quelli, pare, della nuova governance dell’eurozona – ne sono evidenti segnali. Anche sul quadrante internazionale si incominciano ad intravvedere i profili di un possibile disegno che rafforza la presenza politica ed economica europea a fronte del riposizionamento dell’America di Trump. I rapporti con la Cina – ad iniziare dalla nuova Via della Seta – e con l’India; i segnali di disgelo con la Russia; la nuova attenzione strategica verso la sponda Sud del Mediterraneo e l’Africa sono partite importanti che l’Europa sembra voler oggi giocare con nuovo impulso. Per l’Italia è fondamentale essere dentro questo processo. E, del resto, l’asse franco-tedesco ha bisogno di un raccordo verso Sud. L’Italia deve però crescere in credibilità e affidabilità. Nessun ruolo potrà aver l’Italia in questa nuova prospettiva con una direzione politica condizionata se non guidata da culture enti europeiste e nazionaliste. La divisione plasticamente emersa sabato dentro la sinistra italiana, pur nascendo da problemi politici veri, sembra trascurare questo scenario. C’è una missione più grande della tutela dei rispettivi interessi di parte: guidare l’Italia sul sentiero europeista, l’unico in grado di evitare al Paese un declino di marginalità e ininfluenza; dunque, di disgregazione sociale e di stagnazione economica. Né il centro destra italiano, così irrimediabilmente ambiguo sulla opzione europea, né il M5S, così inquietantemente indecifrabile nei suoi riferimenti ideali e culturali, possono svolgere con autorevolezza e credibilità tale compito. Sia Renzi che Pisapia parlano di “centro sinistra”. Il primo sembra ricondurlo solo al PD, il secondo sembra volerlo costruire in alternativa al PD di Renzi. Così non si va molto lontano. Forse, anziché fornire supporto marginale ad una delle due fazioni in campo, potrebbe essere utile che un “centro” di ispirazione popolare e di chiaro orientamento di centro sinistra (io mi sento di centro sinistra in quanto “popolare” e non in quanto alleato con la sinistra) si faccia avanti come “parte” di una grande alleanza europeista. Lasciamo perdere i sondaggi che fotografano le sigle esistenti e le loro leadership consumate. C’è un grande spazio potenziale, oggi rappresentato da chi non vota o da chi vota secondo il criterio del “meno peggio”. L’unica ipotesi di prospettiva che vedo oggi è quella di un “cantiere” nuovo del centro sinistra, che dovrà esprimersi utilizzando laicamente le regole elettorali con le quali si voterà (se si voterà col sistema attualmente vigente dopo le sentenze della Consulta, per esempio, si può ipotizzare una lista coalizionale alla Camera e una coalizione di liste al Senato). Renzi e Pisapia hanno fatto le proprie mosse. Non bastano. Occorre ora che anche i “popolari di centro sinistra” facciano le loro.