Ci si chiede cosa intendiamo fare del nostro rapporto con l’Unione per il Trentino.
Vi sarebbero molte ragioni per andarsene sbattendo la porta.
Ragioni umane, innanzitutto. L’intero apparato di potere del partito (quel poco che resta, in verità) si è organizzato come un sol uomo pur di mortificare la disponibilità del “primus inter pares ” tra i fondatori.
Ragioni politiche, poi. Capire cosa sia e cosa voglia oggi l’UPT e’ cosa ardua.
Forse gli unici a capirlo sono gli interessati “interlocutori” esterni: interessati – temiamo – a utilizzare la “svolta” per mutare in prospettiva il segno del quadro politico.
Ragioni giuridiche, infine. Dall’inizio della fase congressuale fino alla assemblea “notarile” (convocata dopo la sceneggiata che ha coinvolto i Garanti – calcolo dei giorni tra raccomandate e notifiche compreso – per “sanare” a posteriori e ad personam una incompatibilità che non è in alcun modo sanabile) abbiamo assistito ad una disinvoltura verso le regole che rasenta l’arroganza.
Sarebbero ragioni più che sufficienti per sbattere la porta. Ma sarebbe come cedere alla prepotenza. Non faremo questo favore a nessuno.
Per quanto ci riguarda, continueremo a denunciare la insostenibilità anche giuridica della macchinazione contro lo Statuto del Partito e valuteremo quali passi saranno più convincenti per far capire ai “vincitori” che stanno sbagliando e che la loro vittoria diventerà la sconfitta loro e del partito.
Nulla però sarà più come prima. Lo strappo pianificato, concertato e praticato con determinazione degna di migliori cause (magari sul piano dei rapporti in coalizione….) non è stato acqua fresca. Vedremo come andrà a finire: non tocca a noi togliere le castagne da un fuoco che altri hanno voluto attizzare.
Noi proseguiremo nel nostro percorso, avendo come bussola la nostra cultura politica e come pungolo la crescente preoccupazione per la comunità trentina.
Lo faremo in maniera libera ma anche compatibile (per chi è iscritto all’UPT) con i vincoli derivanti dalla appartenenza ad un partito, seppur in fase di agonia mascherata.
Qualcuno di noi seguirà le scaramucce giuridiche di cui sopra. Ma la nostra attenzione sarà concentrata sullo sforzo di recuperare pensiero politico e militanza diffusa nel campo di un centro sinistra autonomista che appare oggi in forte difficoltà.
Giovedì 17 marzo (non casualmente a ridosso dei venticinque anni dalla scomparsa di Bruno Kessler) ci ritroveremo – come ormai avviene ogni settimana – e approveremo un Documento Politico di Base che sottoporremo nei prossimi mesi a tutti i cittadini interessati e disponibili perché lo discutano e lo arricchiscano.
Un documento libero, aperto, progettuale; che va alla ricerca delle linee guida per una nuova stagione di positiva anomalia trentina; che sollecita nuovi protagonisti per definirla, costruirla, guidarla.
Il titolo del Documento – e assieme del nostro percorso – sarà “Autonomia e Partecipazione per un Trentino cantiere civico democratico”.
Non l’abbiamo scelto a caso.
Il resto verrà, perché il tempo e’ galantuomo: non solo ci farà capire le ragioni non dette delle scelte apparentemente incomprensibili degli amici ma ci farà anche ritrovare le tracce di un sentiero che oggi pare smarrito nella nebbia.