Signora Presidente della Camera,

Signor Presidente del Consiglio,

al di là delle polemiche domestiche, ciò che si palesa ogni giorno di più e’ il rischio di sfarinamento dell’idea stessa di Europa.

Nuove centralità hanno cambiato il quadro degli equilibri globali; sono in crisi le forme consolidate della democrazia rappresentativa; cresce nelle opinioni pubbliche la disponibilità a barattare libertà e democrazia con l’illusoria aspettativa di maggiore sicurezza fisica ed economica; mutazioni antropologiche profonde e rapide si innestano su società vecchie e stanche, in crisi demografica, stimolate dalla lusinga di diritti individuali sempre meno innervati da vincoli sociali e comunitari.

Semplificazioni populiste e derive tecnocratiche riempiono il grande vuoto di pensiero e di leadership lasciato dalle tradizionali famiglie politiche europee sempre più in affanno.

E’ in questa cornice che si collocano le contraddizioni di un processo di integrazione europea lasciato sostanzialmente a metà e ora messo sotto stress da una delle recessioni più lunghe e delicate della storia recente.

Noi pensiamo che in una fase come questa, occorra ispirarsi al giusto mix di realismo e idealità.

Il Governo italiano sta cercando di farlo e noi lo incoraggiamo a proseguire senza battaglie solitarie e ad effetto, ma con tenacia, pazienza e capacità di alleanza.

L’idea di Europa che rischia di sfarinarsi richiede infatti un ruolo forte del nostro Paese, senza il quale l’asse franco tedesco – attorno al quale l’Europa e’ nata e sul quale tutt’ora in larga parte si basa e continuerà a basarsi – non reggerà il peso delle sfide.

Aggiungiamo qualche spunto sui tre argomenti all’attenzione del prossimo Consiglio.

In primo luogo, pensiamo che la base di accordo ipotizzata per evitare l’uscita dall’Unione della Gran Bretagna sia sostanzialmente positiva.

Una gestione accorta degli strumenti ipotizzati potrebbe consentire quella Europa a varie velocità, capace di mantenere l’unità massima possibile di tutti e di favorire nel contempo strumenti di integrazione più esigenti per alcuni.

In secondo luogo, pensiamo che questo schema potrebbe rilanciare la prospettiva di una maggiore integrazione tra i Paesi della zona Euro.

In tal senso, riteniamo fondamentale puntare alla istituzione di un Ministro dell’Economia e della Finanza preposto al presidio politico dei bilanci dell’area Euro ed alla emissione di titoli di debito pubblico condivisi e finalizzati al finanziamento di investimenti strategici per lo sviluppo.

In terzo luogo, pensiamo che realismo e idealità debbano guidare anche le decisioni in tema di flussi migratori.

I segnali purtroppo non sono di realismo e men che meno di idealità: sono piuttosto di cinismo, di isteria, di inadeguatezza e di scarso coraggio.

Da ultimo, la decisione dell’Austria di ripristinare il Muro del Brennero ci ha molto colpito, anche per la valenza simbolica che Schengen ha avuto su quel confine, luogo di drammatica divisione in epoca di nazionalismi esasperati ma anche luogo di passo, di ricucitura e di rispetto delle diversità in epoca di valori europei.

Ecco, quella decisione, così come tanti altri atti e tante esternazioni sia nei Paesi del blocco orientale sia nelle democrazie scandinave, va contro i valori europei e non può essere giustificata con l’inadeguatezza delle politiche comunitarie, pur evidente e grave.

Non possono essere i Muri o i fili spinati gli strumenti con i quali l’Europa si rapporta con fenomeni strutturali come le migrazioni, frutto di squilibri ormai non più sostenibili e di drammi umanitari dovuti in larga parte alla insipienza della comunità internazionale, Europa compresa, nei principali quadranti di crisi in Africa e in Medio Oriente.

Saranno contenti, temo, i fautori nostrani del congelamento di Shengen: non si accorgono però che così si compromettono non solo i valori europei, ma anche gli interessi concreti di un Paese come l’Italia, che certo non potrebbe, neppure volendo, erigere muri e barriere lungo i suoi duemila chilometri di coste e che rischia di rimanere “esterno” a un perimetro sempre più ristretto di difesa – peraltro illusoria – del vecchio fortino che si sente assediato.

Signor Presidente del Consiglio,

abbiamo molto apprezzato la Sua recente visita a Ventotene e vorremmo che una Sua prossima visita simbolica potesse realizzarsi a Pieve Tesino.

Nel piccolo museo allestito presso la casa natale di Alcide Degasperi potrà trovare traccia di tre ingredienti preziosi per il percorso che attende l’Europa: il rifiuto di ogni nazionalismo, vecchio o nuovo che sia; l’idea che i confini nazionali non possono diventare gabbie che uccidono la libertà e la diversità etnica, religiosa, culturale e linguistica; e infine, i valori di quella visione cristiano sociale, rilanciata da Papa Francesco anche nel suo storico incontro con il Patriarca Ortodosso di Mosca e oggi non certamente rispettata in Europa da chi pure a quella visione, nella politica, dice di richiamarsi.

Grazie.