Da qualsiasi punto la si guardi, la decisione di Vienna è sbagliata. Lo è dal punto di vista politico generale: l’Europa muore se ogni Stato pensa solo al proprio interesse immediato e se scommette sui fili spinati a fronte di processi storici di natura strutturale, che derivano da squilibri demografici ed economici ormai insostenibili e da un deficit di politica globale. Lo è dal punto di vista delle buone relazioni con l’Italia: che senso ha chiudere le frontiere quando il Paese vicino e – si ribadisce – amico, ha duemila chilometri di coste e si trova esposto sulla via delle principali rotte di fuga dai quadranti più caldi e drammatici di conflitto e di povertà? Lo è infine dal punto di vista delle prospettive della Regione Europea del Tirolo Storico: ricordiamo tutti cosa ha significato la fine della barriera di confine del Brennero anche per il rilancio dei rapporti tra Trento, Bolzano e Innsbruck. Vienna non è Innsbruck; non lo è mai stata. Come Roma non è Trento o Bolzano. Tuttavia, riconfermo il mio stupore e il mio rammarico per il fatto che – almeno a mia conoscenza – gli amici del Land Tirol non abbiano assunto alcuna iniziativa contro la decisione di Vienna. Oggi i tre Presidenti Rossi, Kompatcher e Platter si ritrovano a Bolzano nell’ambito del Gect. Speriamo che possano assumere una iniziativa comune forte e chiara contro la prospettiva di ricostruzione del Muro del Brennero. Le inadempienze ( pur gravi ) dell’Unione Europea e le preoccupazioni ( pur comprensibili ) per gli umori degli elettori, anche in previsione di elezioni importanti a Innsbruck, non possono in ogni caso giustificare una decisone così sbagliata e così contraria allo spirito europeo. Le sfide di oggi richiedono un surplus di Europa e di visione globale, non il ritorno alle illusioni nazionalistiche. Queste nostre Terre Alte attorno al Brennero sono unite da un “comune sentire” di antica radice, pur se vi si parlano lingue diverse e vi sono – da un secolo – appartenenze “statali” distinte. Nella loro storia, queste Terre Alte hanno vissuto stagioni straordinarie quando la diversità e’ stata assunta come ricchezza e la loro funzione di “terra di passo” si è potuta esprimere al meglio. Hanno avuto stagioni drammatiche quando i nazionalismi e le chiusure hanno prevalso. Se vogliono rilanciare il senso morale e civile – non solo giuridico – delle rispettive speciali ed intrecciate Autonomie, Trento, Bolzano e Innsbruck non dovrebbero girare lo sguardo altrove quando una delle due capitali statali si lascia prendere dal tarlo della paura e dalla suggestione del nazionalismo. Oggi tocca a Vienna. E occorre reagire nell’interesse dell’idea europeista e degli stessi territori del Tirolo Storico. Occorre dimostrare, almeno nei limiti del possibile in questo contesto difficile e complesso, un pochino di quel senso di “statualita” del vecchio Tirolo, per ribadire che la nostra è terra di ponti e non di fili spinati.