Se posso suggerire una riflessione con spirito costruttivo e senza che nessuno se ne adonti, mi pare che la coalizione che governa la Provincia abbia un problema di baricentro politico. Naturalmente e doverosamente, la coalizione ha nel Presidente in carica il proprio punto di riferimento, suggellato in ambo le direzioni dal patto presentato agli elettori. Ma questo non necessariamente risolve anche la questione del baricentro politico. Intendo riferirmi ad una funzione di indirizzo non amministrativo, mediazione e inclusione rivolta ai gruppi consiliari e ai dirigenti dei rispettivi partiti.
Ma anche di dialogo con la società civile, gli amministratori locali e la stessa opinione pubblica. Questa funzione poteva essere assolta dalla coalizione stessa, se si fosse realizzata quella ipotesi ventilata – tra l’altro – anche nella risoluzione approvata l’anno scorso nell’ultimo Congresso dell’Upt: considerare cioè la coalizione di centro sinistra autonomista come una sorta di via di mezzo tra un partito e una semplice alleanza elettorale. Ciò avrebbe significato rafforzare il vincolo politico e qualificare politicamente il lavoro comune sul piano della elaborazione programmatica e dei rapporti con la comunità. Sarebbe stata una sperimentazione interessante – non solo localmente – in una stagione di crisi della forma partito e di incertezza generale nella rappresentanza politica. Sfortunatamente, questa prospettiva e’ venuta meno per molte ragioni e per responsabilità diffuse. Ma soprattutto perché il Patt, il partito del Presidente, ha intrapreso una strada diversa. Ne aveva ovviamente pieno diritto. Ha scelto una strategia iper competitiva, che punta ad aggregare elettorati e ceti politici anche oltre la sua tradizionale sfera di matrice autonomista e persegue un assetto ( a mio parere improbabile ) basato sull’idea delle due gambe: quella “nazionale” rappresentata dal Pd e quella “locale” rappresentata dal Patt e da ciò che si sta cercando di costruirci attorno, non di di rado con suggestioni “block frei”. Ripeto, decisione legittima e da rispettare. Vedremo dove porterà. Ma è del tutto evidente che, stando così le cose, la questione del baricentro politico della coalizione rimane aperta e solo transitoriamente può essere risolta con ripetuti richiami alla disciplina e senso di responsabilità o con la sostituzione di un assessore. D’altra parte, che di un baricentro politico della coalizione ci sia bisogno si avverte in modo particolare se si fa attenzione alle sfide complesse e radicali che il Trentino e le sue istituzioni hanno di fronte. Ne ha scritto più volte il Direttore, ne hanno discusso esponenti politici, sociali e culturali. La mia opinione è che – alla luce delle posizioni del Patt – l’unico baricentro che oggi può dare alla coalizione stabilità per la legislatura – e al Presidente serenità di lavoro per il lungo tratto che ancora di essa rimane – sta nello spazio del centro sinistra. Esso in Trentino è territoriale ed autonomista di suo – e per questo ha voluto con determinazione l’alleanza con il Patt – e oggi è chiamato a superare senza indugio appannamenti, distrazioni e complessi, per poter ritornare a esercitare il compito che gli è proprio. La ricreazione deve finire, si potrebbe dire in gergo. Molte persone anche non schierate partiticamente lo attendono. Molte realtà della società trentina si chiedono dove sia finito un percorso che aveva suscitato speranze e creato aspettative. Qualcuno si pone la domanda: che fine ha fatto l’anomalia politica trentina? Il centro sinistra, pur nel quadro di scenari radicalmente nuovi e al di là di ogni ridicola nostalgia passatista, ha ancora voglia di dire, inventare, progettare, sperimentare una nuova frontiera politica come presupposto per una nuova stagione di sviluppo qualificato del Trentino? Vale per il centro sinistra rispetto all’intera coalizione ciò che vale per l’area Euro rispetto all’intera Unione Europea. Se l’area Euro non compie passi di maggiore cooperazione rinforzata, l’intera Unione Europea rischia la disgregazione. Il Partito Democratico e l’Unione per il Trentino – alla vigilia dei rispettivi congressi – hanno perciò grandi responsabilità verso la coalizione e soprattutto verso la comunità trentina. Dovranno non solo archiviare la sterile stagione del primato dei personalismi, ma soprattutto trovare forme e strumenti politici per valorizzare la rispettiva autonoma identità politica in uno sforzo comune e convergente. Speriamo bene. Per quanto mi riguarda, nell’ambito di quello che è stato e resterà il mio partito, cercherò di lavorare con spirito unitario ed aperto per questo obiettivo.