Signora Presidente,
il nostro gruppo parlamentare innanzitutto vuole dare atto a Lei della particolare sensibilità con la quale ha voluto questo dibattito sui temi europei, accompagnandolo con altre iniziative di respiro internazionale e comunitario rivolte a rafforzare il ruolo dei Parlamenti nella costruzione di più stabili e proficue relazioni tra Paesi diversi.
In particolare per il contesto europeo, la responsabilità delle Assemblee elettive nazionali, e per certi aspetti anche di quelle regionali, non è meno pregnante di quella dei Governi. Però, appunto, occorre che a questa responsabilità si accompagnino impegno, attenzione costante e capacità di iniziativa.
Ringraziamo il Ministro degli Esteri per il suo intervento, che ha descritto con chiarezza lo scenario dei principali temi in agenda ed apprezziamo le sue posizioni sia di fronte alle crisi libica e siriana sia a proposito dello scenario delle migrazioni.
Negli ultimi giorni, questo scenario dominato dalle emergenze, dalle preoccupazioni e dalle immagini di tragedie umanitarie alle quali corrispondevano spesso freddezza e cinismo, si è fortemente modificato.
La Cancelliera Merkel ha assunto con coraggio una nuova posizione, dando prova di coerenza rispetto alla sua cultura cristiano sociale ma anche di grande intuito politico e di consapevole realismo: ha colto cioè non solo il dovere umanitario, ma anche l’opportunità di rafforzare la società tedesca – anch’essa in grave crisi demografica – con l’integrazione di alcuni milioni di persone che oggi sono profughi e domani saranno portatori di energie essenziali per la capacità competitiva di quel sistema e per la tenuta del suo sistema sociale.
Una atteggiamento che non sarà senza rischi elettorali immediati: anche in Germania ci sono populisti e xenofobi e la gente è inquieta: ma la leadership è tale, appunto, se indica la strada, non se rincorre le paure.
Pensiamo che il Governo italiano abbia fatto bene, con il sostegno del Parlamento, a sollecitare con forza su questo terreno i partner europei nella gestione dell’emergenza umanitaria: ora occorre proseguire su questa strada con determinazione, preparandosi a gestire – per quanto ci compete – le prossime tappe del piano illustrato ieri all’Europarlamento dal Presidente Juncker.
Fondamentale sarà la revisione delle norme sul diritto di asilo: argomento sul quale già e’ stata depositata, anche a nostra iniziativa, una specifica proposta, nel l’auspicio che si possa avere presto una nuova disciplina europea.
Ma il salto di qualità che dovremmo fare passa attraverso il riconoscimento della natura strutturale, non solo emergenziale, dei processi di migrazione, alla luce degli ormai insostenibili squilibri economici e demografici.
Serve una politica di lungo periodo, che dia risposta alla doverosa esigenza di umanità e insieme valorizzi anche le opportunità di questi processi per il futuro di un’Europa vecchia, un po’ stanca, come ha detto il Papa, un po’ rinchiusa su sé stessa.
In ogni caso, la nuova posizione tedesca in tema di immigrazione determina anche le condizioni per una accelerazione del processo di maggiore unità politica della zona euro.
Non a caso, nelle scorse settimane, il Presidente Holland ed il Ministro Shauble hanno avanzato proposte innovative e di grande interesse a riguardo di una nuova governance della politica economica e finanziaria.
Su questo dialogo franco tedesco, il nostro Paese può e deve inserirsi portando proposte concrete e in linea con la propria tradizione europeista.
Certo, sullo sfondo rimane il sogno di una Europa federale: è giusto mantenere questa prospettiva. È anche la nostra prospettiva. Ma è anche giusto riconoscere che oggi non ci sono le condizioni per accelerazioni significative su questo terreno: troppo evidenti sono i rischi di sfilacciamento dell’Unione e di riflusso nazionalista e troppo debole risulta ancora il profilo del comune sentire sul piano politico e istituzionale.
Questo è piuttosto il tempo di significative evoluzioni dentro l’impianto dei Trattati vigenti.
Qui il nostro Paese deve elaborare e proporre idee nuove.
Pensiamo che da oggi al prossimo passaggio in aula in vista del Consiglio Europeo di ottobre la Commissione Affari Europei e i Gruppi Parlamentari possano lavorare ad una risoluzione di indirizzo al Governo in questo senso.
Alcuni possibili capitoli di questa proposta sono stati recentemente indicati – per noi in modo convincente – da diverse personalità.
E sono: un bilancio indipendente per l’Eurozona; entrate indipendenti per tale bilancio, valutando anche il delicato tema di una tassazione europea sostitutiva di analoghi tributi nazionali; la facoltà per l’Eurozona di emettere titoli europei di debito pubblico finalizzati al finanziamento di investimenti strategici per la crescita; l’istituzione di un ministro europeo competente in materia fiscale e finanziaria, che risponda ad una sub formazione del Parlamento Europeo relativa all’area Euro; un sistema di accordi pluriennali tra Commissione e singoli Stati che colleghi incentivi e impegni alle riforme strutturali raccomandate dal Consiglio Europeo; una incisiva politica di investimenti che potenzi e renda credibile sul piano finanziario il primo passo costituito dal Piano Juncker.
Valori e visioni coraggiose da un lato e realismo politico dall’altro: sono appunto questi i pilastri di una strategia europea alla quale il nostro Paese è chiamato a concorrere con grande impegno.