Signor Presidente,
il nostro gruppo ringrazia il Ministro per l’informativa ed esprime anche in questa occasione cordoglio per le vittime, vicinanza fraterna alla Francia e anche ammirazione per la reazione da parte del giornale che è stato colpito.
Certamente, c’è stato un salto di qualità del terrorismo di matrice fondamentalista per brutalità, per precisione militare, per scelta simbolica della nazione e dell’attività colpita.
Serve, dunque, anche dall’Europa, un salto di qualità.
Serve innanzitutto sul piano dell’efficienza e dell’efficacia delle misure di sicurezza. Serve più integrazione delle intelligence, più coordinamento fra i sistemi, più vigilanza sugli obiettivi sensibili e certo anche più investimenti sugli apparati di sicurezza. Serve anche più sicurezza nella gestione degli accessi umanitari al nostro Paese, senza che per questo si tirino in ballo i disperati che arrivano da noi alla ricerca di un futuro migliore provenienti da aree di guerra e che non hanno nulla a che fare con il terrorismo.
Tuttavia, sappiamo tutti bene che ogni sforzo su questo piano, che pure è necessario, non sarà mai sufficiente a vincere la sfida con un terrorismo fondamentalista che ha ormai acquisito un robusto apparato politico ed ideologico, oltre che organizzativo, simbolizzato nel ritorno alla vecchia idea dello Stato islamico, la cui sconfitta è effettivamente il cuore di ogni battaglia per la sicurezza.
Anzi, noi riteniamo che sia tempo di riflettere con lucidità sul sostanziale fallimento del primo tempo della battaglia fra democrazia occidentale e fondamentalismo terrorista dopo l’11 settembre. Basta guardare in giro, all’Asia, al Medio Oriente, all’Africa ( a quell’Africa nella quale Boko Haram, senza sostanzialmente trovare nessuna barriera di tipo politico o militare, sta facendo strage di persone e di villaggi ).
È un fallimento, questo dell’Occidente, che nasce da un deficit di comprensione, di strategia e di visione; senza queste dotazioni culturali e politiche anche l’opzione militare, che pure è necessaria in molti casi, rischia di risultare inadeguata, disastrosamente controproducente, talvolta ingiusta e sbagliata, specialmente se praticata al di fuori di un quadro di unità tra i Paesi e le istituzioni internazionali e se messa in campo con l’occhio più rivolto alle opinioni pubbliche interne che non ai teatri operativi.
Noi in linea generale pensiamo che siano necessarie due iniziative.
Primo, rilanciare in modo aperto, convincente e attrattivo i valori della democrazia europea ed occidentale. Una democrazia che affronta queste sfide nel momento storico di sua maggiore debolezza intrinseca. E rilanciare questi valori è importante, anche per recuperare il rapporto con quelle sacche di radicalismo che stanno crescendo in moltissime periferie delle città europee. Per questo è essenziale evitare la trappola mortale di una regressione culturale e civile dei nostri valori democratici; esattamente quella regressione culturale e civile che è propugnata dalla destra xenofoba e della quale abbiamo avuto anche poco fa in quest’Aula un accenno piuttosto evidente.
In secondo luogo, pensiamo che sia necessario rilanciare il dialogo con il mondo islamico, a livello di singole nazioni e a livello globale, per costruire una vera alleanza contro la violenza e contro l’intolleranza. Per questo motivo, riteniamo ci sia bisogno di ben altro che dei ridicoli richiami a Papa Francesco a svolgere diversamente il suo compito. Noi dobbiamo valorizzare la prospettiva di undialogo esigente e adulto proposto dal Papa, ma anche da quei centotrenta leader sunniti che recentemente hanno espresso in maniera molto chiara le loro posizioni.
Concludo, signor Presidente, dicendo che per queste ragioni apprezziamo l’informativa e le intenzioni operative espresse oggi dal Ministro e, tuttavia, riteniamo che serva un dibattito più generale sulla nostra politica estera e di sicurezza, perché in questo modo, di fronte all’intero Governo, noi potremo sviluppare il ruolo di indirizzo e di riflessione generale di questo Parlamento.