Signor Ministro,
abbiamo apprezzato le Sue informazioni.
La conferma disposta ieri delle sanzioni europee, con l’ovvia conseguenza di quelle ritorsive russe, ci e’ apparsa ineluttabile. Ineluttabile – ahimé – alla luce dello stato delle cose, frutto certamente dell’arroganza e della prepotenza della Russia, ma anche, altrettanto certamente, frutto di una sottovalutazione profonda e di una mancanza di visione da parte dell’Europa.
Per queste ragioni, due preoccupazioni si intrecciano: quella economica e quella politica.
Quella economica è forte: le sanzioni incrociate tra l’UE e la Russia colpiscono inevitabilmente moltissime imprese del nostro Paese, già duramente provate dalla crisi e le colpiscono in settori importanti, dall’agroalimentare a tutti gli altri settori che sono stati qui ricordati, con il corollario delle questioni energetiche. Ma noi sappiamo che altri effetti oggi non misurabili, a catena, si manifesteranno.
E’ abbastanza inutile da parte nostra elencare doglianze; prendiamo atto di questo duro stato delle cose e confidiamo – questo sì – che il Governo, in sede europea, possa concorrere a far sì che misure compensative, concrete e reali, possano, almeno in parte, attenuare queste difficoltà contingenti.
La preoccupazione economica si intreccia con quella politica, quella più di prospettiva ed è forse la preoccupazione più forte, perché è strutturale, non è di passaggio, ma è preoccupazione sul piano strategico.
È assolutamente evidente che siamo in presenza di una crisi di visione da parte dell’Europa, in parte anche di una crisi di percezione della propria identità, e dunque anche del senso stesso dei propri confini.
Questa crisi di visione dell’Europa si nota in tante cose. Si nota nella posizione della Germania che – purtroppo – non è più guidata da un Cancelliere del calibro di Kohl. Essa si rifiuta di restituire all’Europa mediterranea quella solidarietà che l’Europa mediterranea ha riservato alla Germania nel periodo della riunificazione.
Ma questo deficit di visione dell’Europa si nota anche nella questione Ucraina e, in generale, nel modo nel quale è venuto maturandosi nelle ultime fasi l’allargamento ad est.
Si nota in questa crisi dell’Ucraina, dove l’aspirazione all’Europa di una parte notevole della popolazione non si è raccordata con una matura, seria, equilibrata percezione della vocazione di cerniera di quel Paese.
E una funzione di cerniera sarebbe essenziale oggi per un’Europa che volesse recuperare la sua visione. Sarebbe essenziale sul piano interno, perché esiste il tema del pluralismo delle appartenenze linguistiche e culturali dentro gli Stati nazionali, esiste lì come esiste in altre parti d’Europa. Ma sarebbe essenziale anche per i rapporti con la  Russia.
C’è un problema ontologico dell’Europa: quali sono i confini dell’Europa ? Noi vediamo i confini interni che sono ancora molti, ma abbiamo sempre il problema di quali siano i confini esterni. Qualcuno sostiene anche, non senza fondati motivi, che questi confini esterni in realtà non esistono.
E invece, a fronte del crescere del nazionalismo russo, sul versante orientale dell’Unione è prevalso in questi anni un software politico che potremmo definire più americano che europeo, come è accaduto anche in altri quadranti internazionali.
La preoccupazione  cresce se teniamo conto del ruolo essenziale che la Russia deve avere nella lotta al terrorismo estremista di matrice islamista, nella gestione della situazione di forte crisi in Siria e in Iraq e nel rapporto con la nuova potenza regionale iraniana.
Dunque, per queste ragioni,  signor Ministro, La ringraziamo di questa informativa; auspichiamo che si mettano in campo rapidamente misure di compensazione per le nostre imprese e auspichiamo soprattutto che si recuperi una visione più matura dell’Europa e  dei suoi rapporti con la Russia e che si abbandoni questa idea che presuppone di  avere ad oriente una barriera politica, militare ed economica di contrapposizione e non di integrazione.