È il tentativo di ricostruire innanzitutto una “buona domanda”
Un fatto nuovo e potenzialmente significativo nel percorso di ricostruzione della “politica” in Italia è rappresentato dalla nascita di “Base”, Associazione promossa da Marco Bentivogli assieme a molte qualificate persone della società civile.
Accanto alla credibilità dei promotori e alla fresca fondatezza del primo messaggio di contenuto, appaiono importanti due elementi.
Il primo è costituito dal nome. “Base” richiama un approccio alla politica capace di andare oltre la logica della “discesa in campo” (dall’alto) dei personaggi più gettonati del momento.
È il tentativo di ricostruire innanzitutto una “buona domanda”, premessa essenziale per una “buona offerta”. In altre parole, il tentativo di ricostruire una trama di comunità senza la quale non vi è “buona politica”, ma solo populismo.
Il secondo elemento importante è costituito dalla dichiarata volontà della nuova associazione di non voler diventare l’ennesima bandierina “partitica” che si aggiunge alle altre, vecchie o nuove.
“Base” – secondo le dichiarazioni dei promotori – intende essere una esperienza sociale e politica che concorre a ricostruire una nuova cornice di rappresentanza politica delle culture popolari e liberal democratiche del Paese.
Esattamente il “baricentro” che manca da decenni alla politica italiana.
Noi abbiamo sottoscritto la convocazione della Assemblea Costituente del 3 e 4 ottobre prossimi – come sviluppo del Manifesto Zamagni – nella stessa logica. Come abbiamo affermato nella nostra nota del 18 settembre scorso.
Ci pare oggi ancor più importante – e plausibile – che tale Assemblea Costituente non si traduca nella nascita di un “partitino cattolico”, ma sia l’avvio di un percorso destinato ad assicurare l’apporto organizzato e visibile della tradizione popolare di ispirazione cristiana alla ricostruzione di questo “baricentro”.
Il “comune sentire” ed in prospettiva il “comune agire” con “Base” di Marco Bentivogli e con altre realtà politiche, sociali, civiche e territoriali del Paese che si collocano in questo scenario e pensano in questo modo, non è il contrario della doverosa riaffermazione di una identità: ne è invece la necessaria futura cornice politico-elettorale.
Se vogliamo veramente ricomporre il nostro mondo all’insegna non della improbabile nostalgia ma della generosa vocazione al futuro, questa è l’unica via possibile.