IMG_0945

Parlano lingue diverse e dunque non si possono capire.
Mi riferisco a Salvini e a Papa Francesco.
Dopo l’azione inedita e clamorosa del Cardinale Krajewski, Elemosiniere del Papa, che ha rimosso i sigilli e ridato elettricità ad un palazzo occupato da cinquecento persone a Roma, il Ministro degli Interni poteva dire semplicemente che si è trattato di una azione giuridicamente illegittima. Ed in effetti così è, come lo stesso Cardinale ha ammesso. Una azione “illegittima” messa in essere per testimoniare – di fronte ad una situazione estrema – valori e principi che, per la Chiesa Cattolica, da sempre, vengono prima dell’ordinamento giuridico.
Invece no. Salvini ha commentato stizzito: mi aspetto che ora il Cardinale paghi i trecento mila euro di arretrati e anche tutte le bollette che le famiglie italiane fanno fatica a pagare.
Nonostante il rosario esibito nei comizi e i proclami roboanti a favore delle “radici cristiane dell’Europa minacciata dalle orde islamiche”, Salvini proprio non riesce a capire l’essenza del messaggio di Francesco.
La sua non è una testimonianza di “laicità” stile Alcide Degasperi, che – per seguire la propria coscienza di politico cattolico ma impegnato con responsabilità laica nel servizio allo Stato – disse di No al Papa che voleva la DC alleata con i fascisti a Roma nel 1952.
È piuttosto espressione di totale “alteritá” rispetto ad una visione della società, della politica e della democrazia che sorge naturalmente dal messaggio cristiano e dalla sua incarnazione nelle contraddizioni e nelle asperità della storia.
È la pretesa di una “religione” svuotata di ogni sua profezia di liberazione umana e disponibile ad essere usata come una clava contro i presunti nemici. Una religione neppure “di Stato”, ma di “tribù”.
Si tratta di un conflitto che va ben oltre i sigilli di un contatore di elettricità.
È un conflitto antropologico e culturale. Vorrei dire “morale”.