Rispondo volentieri a Carlo Stefenelli, che sabato sull’Adige ha avuto la cortesia di commentare la mia posizione a proposito di Valdastico. Lo faccio per la stima che nutro nei suoi confronti e per la rilevanza del tema, pur se esso si riferisce più all’ambito di competenza della Provincia Autonoma che a quello dei parlamentari.
Concordo sul fatto che le scelte sulla mobilità vanno viste sempre in una logica di sistema territoriale e raccordate all’idea di sviluppo di una comunità. Per questo, durante tutto il mio mandato di Presidente ho sempre mantenuto un atteggiamento non favorevole alle vecchie ipotesi di completamento della Valdastico. Era evidente la ragione della spinta del Veneto in questa direzione: molto meno evidenti erano le ragioni di interesse territoriale del Trentino e della Valsugana in particolare.
Le varie ipotesi progettuali avanzate negli ultimi anni, infatti, non avrebbero comportato alcun miglioramento per la valle ed anzi avrebbero in ogni caso reso necessario il potenziamento della capacità della attuale Statale 47, sopratutto per il traffico pesante. In altre parole, la Valdastico secondo la vecchia concezione avrebbe costituito un secondo corridoio di attraversamento del nostro territorio, senza intercettare – se non in minima parte – il traffico attuale e futuro sulla Statale 47.
La «filosofia» che emerge invece dagli ultimi confronti tra Provincia, Regione del Veneto e Ministero delle Infrastrutture, almeno a quanto si conosce, pare aprire uno scenario nuovo e – a mio parere – potenzialmente positivo per la Valsugana e per il Trentino.
Da quello che mi sembra di aver colto, i punti principali sono cinque.
Primo: sbocco in galleria della Valdastico autostradale in zona di Levico e suo raccordo con la Statale 47. Secondo: continuazione del percorso, in galleria non a pedaggio, dal predetto raccordo in zona Levico fino a Trento Sud.
Lo spazio che tale raccordo occuperebbe in superficie (tra la prima e la seconda galleria) sarebbe estremamente limitato, non prevedendosi assolutamente alcun nuovo percorso in superficie; anche per il collegamento con la attuale Statale 47 verrebbe utilizzato il tracciato della viabilità esistente. Fondamentale che per prima sia realizzata la galleria Levico – Trento Sud.
Terzo: riclassificazione della attuale Statale 47 da Levico fino a Trento quale strada di tipo urbano a servizio locale e non di attraversamento. Ciò potrebbe consentire una complessiva riqualificazione della zona lungo il lago.
Rispetto all’ipotesi della galleria di Tenna (che ovviamente avrebbe poi comunque riportato il traffico sulla attuale viabilità a Pergine) questa nuova impostazione porterebbe ad un significativo miglioramento della situazione lungo tutto il percorso Levico – Canova di Trento.
Quarto: la possibilità di studiare forme di limitazione del traffico pesante di puro attraversamento sulla attuale Statale 47 dal confine provinciale, anche con ipotesi di pedaggio selettivo.
Importante, in questo senso, che la Regione del Veneto abbia congelato il progetto di realizzazione delle quattro corsie nel tratto Cismon-Valstagna. Va da se che, in ogni caso, la Provincia deve procedere alla messa in sicurezza della Statale nel tratti più pericolosi, iniziando con il tratto Agnedo- Barricata di Ospedaletto già appaltato.
Quinto: la galleria stradale Levico-Trento Sud prima citata potrebbe offrire anche un’altra grande opportunità. Utilizzare i lavori di scavo per una galleria ferroviaria che consenta alla Ferrovia della Valsugana di raggiungere Levico direttamente dalla linea del Brennero, con tempi assolutamente competitivi e con la possibilità di collegamenti internazionali, anche – in prospettiva – in una logica di anello ferroviario dolomitico. La linea ferroviaria attuale tra Trento e Levico potrebbe essere riconvertita a metropolitana di superficie e raccordata con la Ferrovia Trento-Malè.
Si tratta, come dicevo, di una nuova «filosofia» che personalmente ritengo vada approfondita e non demonizzata. Oltretutto, comporta riflessioni urbanistiche più generali, poiché presuppone soluzioni di nuova mobilità e viabilità anche per la città di Trento.
Non ho informazioni di dettaglio – che peraltro credo ancora non ci siano e che in ogni caso non sarebbero di mia competenza diretta – ma questi punti resi pubblicamente noti dalle autorità provinciali mi sembrano già sufficienti per rendere poco utile un rifiuto a priori dell’idea. Essa va invece sviluppata e verificata sul piano tecnico – analizzando tutte le problematiche viabilistiche, ferroviarie e naturalmente in primis paesaggistiche e idrogeologiche – e sottoposta poi a discussione pubblica.
Del resto, la stessa legge prevede l’obbligo della consultazione e del coinvolgimento delle amministrazioni comunali e delle comunità interessate.
Fatto questo, la parola finale spetterà in ogni caso al Consiglio Provinciale, posto che l’intera materia deve essere definita con Legge Provinciale di adeguamento del Pup. Dunque, più che anatemi, servono idee e voglia di confrontale.
Concordo sul fatto che le scelte sulla mobilità vanno viste sempre in una logica di sistema territoriale e raccordate all’idea di sviluppo di una comunità. Per questo, durante tutto il mio mandato di Presidente ho sempre mantenuto un atteggiamento non favorevole alle vecchie ipotesi di completamento della Valdastico. Era evidente la ragione della spinta del Veneto in questa direzione: molto meno evidenti erano le ragioni di interesse territoriale del Trentino e della Valsugana in particolare.
Le varie ipotesi progettuali avanzate negli ultimi anni, infatti, non avrebbero comportato alcun miglioramento per la valle ed anzi avrebbero in ogni caso reso necessario il potenziamento della capacità della attuale Statale 47, sopratutto per il traffico pesante. In altre parole, la Valdastico secondo la vecchia concezione avrebbe costituito un secondo corridoio di attraversamento del nostro territorio, senza intercettare – se non in minima parte – il traffico attuale e futuro sulla Statale 47.
La «filosofia» che emerge invece dagli ultimi confronti tra Provincia, Regione del Veneto e Ministero delle Infrastrutture, almeno a quanto si conosce, pare aprire uno scenario nuovo e – a mio parere – potenzialmente positivo per la Valsugana e per il Trentino.
Da quello che mi sembra di aver colto, i punti principali sono cinque.
Primo: sbocco in galleria della Valdastico autostradale in zona di Levico e suo raccordo con la Statale 47. Secondo: continuazione del percorso, in galleria non a pedaggio, dal predetto raccordo in zona Levico fino a Trento Sud.
Lo spazio che tale raccordo occuperebbe in superficie (tra la prima e la seconda galleria) sarebbe estremamente limitato, non prevedendosi assolutamente alcun nuovo percorso in superficie; anche per il collegamento con la attuale Statale 47 verrebbe utilizzato il tracciato della viabilità esistente. Fondamentale che per prima sia realizzata la galleria Levico – Trento Sud.
Terzo: riclassificazione della attuale Statale 47 da Levico fino a Trento quale strada di tipo urbano a servizio locale e non di attraversamento. Ciò potrebbe consentire una complessiva riqualificazione della zona lungo il lago.
Rispetto all’ipotesi della galleria di Tenna (che ovviamente avrebbe poi comunque riportato il traffico sulla attuale viabilità a Pergine) questa nuova impostazione porterebbe ad un significativo miglioramento della situazione lungo tutto il percorso Levico – Canova di Trento.
Quarto: la possibilità di studiare forme di limitazione del traffico pesante di puro attraversamento sulla attuale Statale 47 dal confine provinciale, anche con ipotesi di pedaggio selettivo.
Importante, in questo senso, che la Regione del Veneto abbia congelato il progetto di realizzazione delle quattro corsie nel tratto Cismon-Valstagna. Va da se che, in ogni caso, la Provincia deve procedere alla messa in sicurezza della Statale nel tratti più pericolosi, iniziando con il tratto Agnedo- Barricata di Ospedaletto già appaltato.
Quinto: la galleria stradale Levico-Trento Sud prima citata potrebbe offrire anche un’altra grande opportunità. Utilizzare i lavori di scavo per una galleria ferroviaria che consenta alla Ferrovia della Valsugana di raggiungere Levico direttamente dalla linea del Brennero, con tempi assolutamente competitivi e con la possibilità di collegamenti internazionali, anche – in prospettiva – in una logica di anello ferroviario dolomitico. La linea ferroviaria attuale tra Trento e Levico potrebbe essere riconvertita a metropolitana di superficie e raccordata con la Ferrovia Trento-Malè.
Si tratta, come dicevo, di una nuova «filosofia» che personalmente ritengo vada approfondita e non demonizzata. Oltretutto, comporta riflessioni urbanistiche più generali, poiché presuppone soluzioni di nuova mobilità e viabilità anche per la città di Trento.
Non ho informazioni di dettaglio – che peraltro credo ancora non ci siano e che in ogni caso non sarebbero di mia competenza diretta – ma questi punti resi pubblicamente noti dalle autorità provinciali mi sembrano già sufficienti per rendere poco utile un rifiuto a priori dell’idea. Essa va invece sviluppata e verificata sul piano tecnico – analizzando tutte le problematiche viabilistiche, ferroviarie e naturalmente in primis paesaggistiche e idrogeologiche – e sottoposta poi a discussione pubblica.
Del resto, la stessa legge prevede l’obbligo della consultazione e del coinvolgimento delle amministrazioni comunali e delle comunità interessate.
Fatto questo, la parola finale spetterà in ogni caso al Consiglio Provinciale, posto che l’intera materia deve essere definita con Legge Provinciale di adeguamento del Pup. Dunque, più che anatemi, servono idee e voglia di confrontale.