TRENTO. Il giorno dopo il grande abbraccio tra il Patt di Rossi e Panizza e Walter Viola, che dalla minoranza transita nella maggioranza, le reazioni sono molte. Tra le più analitiche, distaccate ma approfondite, c’è quella di Lorenzo Dellai.
“Parafrasando il calcio – afferma il deputato trentino – possiamo dire che c’è un calcio mercato e un calcio giocato. Per il calcio mercato ognuno fa quel che vuole, ogni squadra, e in questo caso ogni partito, recluta chi ritiene più opportuno”.
Tutto qui?
Se dopo aver perso un deputato (Mauro Ottobre, ndr), un consigliere regionale (Walter Kaswalder, ndr) e il Patt decide di aprire le proprie porte a Viola e Malossini sono sostanzialmente fatti loro. Si possono avere dei giudizi anche di perplessità, ma sempre rispettosi e anche un po’ distaccati.
Insomma, sono questioni loro.
Non è la prima volta che ci sono cambi di casacca, che si salta da una coalizione all’altra. Certo che ognuno poi dà il giudizio che ritiene più opportuno. Il mio è di perplessità, ma questo non c’entra. Ma la questione importante è un’altra.
E immagino sia il calcio giocato. In politica a cosa si riferisce?
Al campionato politico, al progetto, perché in fondo è di questo che si sta parlando. Perché i dubbi e le perplessità si riferiscono a questo punto di vista. Per questo c’è la necessità urgente di un confronto e di una seria discussione all’interno della coalizione.
Ma insomma, che sta succedendo in maggioranza?
La coalizione di centrosinistra autonomista si è sempre retta sulle sue tre principale componenti, la sinistra con il Pd e prima con i Ds, il centro civico democratico e popolare territoriale con la Margherita e poi con l’Upt, e la cultura del radicalismo autonimista rappresentato dal Patt.
Le famose tre gambe della coalizione. A cui si aggiungono alcune altre componenti come verdi, socialisti, Ual.
Certo, di cui non minimizzo l’importanza e il contributo che sempre hanno dato. Ma le tre grandi componenti sono quelle che ho citato, compresa quella dell’autonomismo che non a caso il centrosinistra ha voluto coinvolgere.
Perché ci ricorda la composizione della maggioranza che da qualche legislatura governa il
Trentino?
Per spiegare che ognuna di questi componenti portava non solo i voti ma la propria cultura politica, la propria idealità, le proprie tradizioni di pensiero. Questo è stato e questo dovrebbe continuare ad essere.
Sta dicendo che ora non è più così?
La cosa ha funzionato fino a quando il partito che esprimeva il presidente, prima la Margherita e poi l’Upt, si è fatto carico dell’equilibrio complessivo della coalizione, si è posto al suo servizio, ha quindi messo al primo posto l’obiettivo di mediare. Perché questo dovrebbe fare il partito che esprime il leader della coalizione.
Cosa che ora le Stelle alpine, che esprimono il governatore Ugo Rossi, non stanno più facendo?
Credo sia evidente a tutti: oggi in tutta franchezza non è più così, perché il Patt ha scelto tutta un’altra strada, e da tempo. Legittima sul piano degli interessi del singolo partito, ma la cosa è alquanto discutibile sul piano della tenuta complessiva della coalizione.
Una tendenza a fare da soli, verrebbe da dire.
Certo, con qualche venatura di block-frei. Sembra quasi che ci si cauteli in vista di un eventuale governo nazionale di centrodestra.
Potrebbe essere una strategia.
Credo però che gli avversari ti rispettano di più se sei coerente, non se salti sul carro del vincitore (ammesso, e non me lo auguro, che vinca il centrodestra). Io vorrei ricordare che l’Accordo di Milano del 2009,l’architrave della nostra politica finanziaria, l’abbiamo negoziato io e Durnwalder con Tremonti e Calderoli, i quali sapevano benissimo che ci riconoscevamo nell’opposizione al governo nazionale.
La questione, pare di capire, va ben oltre l’ingresso di ieri nel Patt di Viola.
Il problema è stato posto da tempo. Seppur molto sonnacchiosi, e anche questo è un problema, Pd e Upt hanno cercato di evidenziare questo disagio, e oltre a loro lo sottolineano anche molti osservatori che chiedono un rilancio di un confronto con le espressioni della coalizione.
Ma non sembra che siano arrivate risposte da Rossi e da Panizza.
Mi pare che la risposta di Rossi e del suo partito sia questa: anziché rilanciare il dibattito politico preferiscono costruirsi una coalizione su misura. Vedo che rossi ha intensificato la sua presenza in società, ma non sono sufficienti per rigenerare la coalizione.
Ha parlato di Upt e Pd sonnacchiosi. Cosa possono fare questi due partiti per controbilanciare l’azione di Rossi e del Patt?
Devono darsi una mossa. Quel documento presentato congiuntamente deve tradursi in proposte concrete: siamo in una fase che deve essere seguita con molta attenzione e con un po’ di preoccupazione.
Presidente, Walter Viola chiede che Rossi rimanga presidente, stoppando così ogni ipotesi alternativa.
Questa è l’opinione di Viola, e la rispetto, ma non si è mai visto che un consigliere che passa dall’opposizione alla maggioranza ponga questa condizione. ‘Vengo con voi ma non deve cambiare nulla’: un po’ bizzarro, perché una volta ci si muoveva per cambiare. Mah, è anche questo un segno dei tempi, non mi meraviglio poi tanto.
Viola dice anche che con lui entra in maggioranza il cattolicesimo popolare.
Con lui entra se stesso, i suoi amici e il suo giro di relazioni. Che non è il mio. Ma quel che riguarda le tradizioni politiche ha a che fare con la coalizione intera non con i singoli partiti. Non è calcio mercato, è calcio giocato, è politica non reclutamento.
Ma oltre se stesso, Viola cosa può portare?
Possiamo dire che entra un pezzetto di tradizione dorotea. Ma non vorrei essere frainteso sul doroteismo: ho il massimo rispetto per quelli che sono stati dorotei. Io non lo ero, ma essi hanno avuto una funzione importante nella dc.
Solo che ora la dc non c’è più.
Appunto, e il doroteismo rischia di diventare un’altra cosa, qualcosa di diverso.
Cosa?
Rischia di restare un pragmatismo senza visione.