Dichiarazione di voto.
Signora Presidente,
Membri del Governo,
il nostro Gruppo Parlamentare voterà a favore della risoluzione proposta dalle Commissioni riunite.
L’intervento delle nostre Forze Armate, richiesto dalle legittime autorità libiche, non è affatto un “blocco navale” – che sarebbe politicamente e tecnicamente assurdo – ma punta alla cooperazione con la Guardia Costiera di quel Paese, impegnata nelle azioni di contrasto alla criminalità organizzata nel campo del traffico di esseri umani.
Sappiamo bene che non si tratta di una iniziativa risolutiva, ma crediamo che possa avere comunque una significativa valenza, innanzitutto politica.
Può essere un segnale che rafforza il Governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale ma nel contempo delegittimato di fatto da parte di importanti potenze regionali, ad iniziare dall’Egitto e a tutt’oggi estremamente debole, nonostante la discutibile recente passerella parigina.
L’Italia e l’Europa hanno grande ed urgente necessità di stabilizzare la sponda Sud del Mediterraneo e ciò passa in primo luogo dalla Libia.
La missione militare proposta, va dunque valutata come tassello di un mosaico fatto di tante iniziative messe in campo dall’Italia e dalla comunità internazionale, dopo le mosse avventate che hanno abbattuto un regime senza che vi fosse la ben che minima idea di un progetto alternativo, consegnando la Libia al gioco delle fazioni armate interne e al cinismo interessato delle potenze regionali.
In questo quadro hanno preso piede le organizzazioni criminali che traggono dalle tragedie umanitarie lucro e potere.
L’iniziativa italiana rafforza la cooperazione con il Governo Serraj con il prioritario obiettivo del pieno controllo del territorio e del contrasto ai mercanti di profughi e – in conseguenza – di una gestione più sostenibile dell’emergenza umanitaria in corso.
Per questo riteniamo che vada sostenuta con la prudenza che sempre si deve accompagnare ad interventi in scenari così complessi, ma anche con convinzione.
Quanto agli aspetti operativi della missione , riteniamo che debba essere riservata una particolare attenzione alle regole di ingaggio.
La missione infatti si svolgerà in un contesto di particolare tensione e di significativa difficoltà operativa.
La Libia non è l’India, naturalmente e il contesto dell’operazione Maro’ non è il contesto nel quale è stata richiesta e autorizzata questa missione.
Tuttavia, non abbiamo certo bisogno di un contenzioso con le autorità libiche a proposito di eventuali incidenti che dovessero coinvolgere i nostri militari nell’espletamento della loro attività in zona.
Signora Presidente,
Membri del Governo,
dicevo prima che questa missione non può essere considerata certo risolutiva.
Essa va valutata nel quadro degli obiettivi generali che l’Italia persegue sul piano delle politiche migratorie e su quello della cooperazione allo sviluppo.
Siamo certi che il Governo, col pieno sostegno del Parlamento, rafforzerà il proprio impegno per un adeguamento delle regole europee in tema di gestione dei flussi migratori: abbiamo apprezzato da ultimo le posizioni espresse dal Vice Ministro Giro e dal Sottosegretario Della Vedova in materia di interpretazione di Dublino III.
Nello stesso tempo invitiamo il Governo a non attenuare la pressione politica e diplomatica a favore di una visione strategica europea verso Sud.
Da troppo tempo manca una politica di lungo periodo per l’Africa e l’attenzione per la sponda Sud del Mediterraneo ha rischiato di fermarsi, per molti, ad una superficiale e talvolta ingenua simpatia per le cosiddette primavere arabe.
Abbiamo invece doveri di solidarietà e di cooperazione di sistema verso quei Paesi così intimamente legati al nostro futuro.
Pensiamo ad esempio alla giovane democrazia tunisina.
Al di là delle emergenze delle quali si occupa questa deliberazione, serve con urgenza un piano pluriennale, consistente e credibile, per rendere irreversibile il percorso democratico della Tunisia e per consolidare le prospettive della sua tenuta sociale ed economica.
Vorrei aggiungere una notazione. Ricordavo prima la posizione egiziana. E’ ancora viva l’emozione per la drammatica vicenda del giovane Giulio Regeni e non si deve attenuare la richiesta di verità e giustizia. Ma forse, proprio anche per questo, sarebbe utile che il Governo provvedesse a ripristinare la presenza di un Ambasciatore in quel Paese, magari con uno status di forte caratura politica e con un mandato non ordinario.
Potrebbe essere un passaggio utile per una interlocuzione anche conflittuale sui temi più generali che riguardano gli interessi italiani ed europei in tutta l’area.
Signora Presidente,
Membri del Governo,
l’autorizzazione di questa nuova missione militare rende ancora più evidente la responsabilità del nostro Paese, che per un verso e’ lasciato solo nelle emergenze e per altro verso e’ chiamato a svolgere attività e ad esercitare i ruoli difficili e anche rischiosi che la geografia e la storia inevitabilmente gli hanno cucito addosso, di fatto anche in nome di tutta la comunità europea.
Dobbiamo denunciare la nostra solitudine e recuperare coesione e solidarietà europea non con i piagnistei ma attraverso le azioni politiche e diplomatiche che il Governo sta portando avanti con determinazione e – per quanto ci riguarda – con il nostro pieno sostegno.
Ma dobbiamo anche sapere che non possiamo abdicare al ruolo che, appunto, la geografia e la storia comunque ci affidano.
Per questo, però, serve un clima nazionale di maggiore consapevolezza.
Fare i conti con il nostro ruolo nel Mediterraneo – sia di fronte ai drammi che di fronte alle opportunità – comporta una visione di lungo periodo; richiede che tutta la Nazione – dalle sue componenti economiche a quelle culturali e scientifiche; dal volontariato agli enti locali – faccia propria la missione mediterranea, che non è solo quella interpretata dai nostri militari, ma deve essere quella di tutti gli italiani.
La “politica” ha la grande responsabilità di dare il buon esempio: su questi obiettivi di sistema e di lungo periodo occorre che essa faccia prevalere una solida intesa di fondo, oltre le legittime divisioni e il legittimo scontro tra le parti.
Perché in gioco vi è una parte rilevante anche del nostro futuro di Paese.
Per queste motivazioni voteremo a favore della risoluzione, con una postilla. Invitiamo il Governo ad interpretare con prudenza e sensibilità il punto 4 sulle nuove regole decise per l’intervento delle ONG; i nostri nemici sono le organizzazioni criminali dei trafficanti di persone, non le ONG, con le quali auspichiamo che possa proseguire, nella chiarezza dei ruoli, la preziosa collaborazione vista in passato in questo come in tanti altri campi.