Il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico ha apprezzato la relazione del Presidente del Consiglio e condivide la risoluzione della maggioranza alla quale naturalmente rinvia per i contenuti specifici.
Tuttavia devo dire che è difficile sfuggire alla percezione della ritualità, sia in questo dibattito – abbiamo appena sentito dal collega Brunetta un improbabile e preventivo necrologio politico nei confronti del Presidente del Consiglio – ma anche negli stessi vertici, dai quali traspare un sapore di finzione.
Traspare una Europa in crisi di leadership e di visione. Un’Europa  divisa, smarrita per la centralità perduta, vecchia, stanca e impaurita.
Un’Europa politica incapace di reagire anche alle provocazioni becere dei populisti alla Orbán – ha fatto bene prima il Presidente Renzi a richiamarlo – un’Europa convinta sempre di più, ahimè, che alla transizione dei modelli economici e sociali e alla sfida globale si possa rispondere con più nazionalismo anziché con più apertura e più integrazione.
Il Governo italiano dunque, su consenso del Parlamento, fa bene – noi lo incoraggiamo a proseguire – a seguire la strada della sincerità anche nelle critiche dopo i vertici e fa bene a seguire un doppio binario.
Da un lato un negoziato puntiglioso sulle regole della finanza pubblica, affinche’ siano più eque e più adatte a gestire una fase di lunga recessione.
Dall’altro però anche il binario del rilancio politico dell’idea di Europa contro ogni pericolosa rassegnazione al ribasso.
Cio’ vuol dire parlare di nuova 
governance, di investimenti garantiti dall’Eurozona per infrastrutture e innovazione, di piani straordinari per i giovani, per la formazione, per la ricerca, di una politica lungimirante e coraggiosa verso l’Africa.
Questo rilancio politico, però, non può essere di breve momento: deve saper resistere alle pressioni contingenti e alle pulsioni inquiete di crescenti parti dell’opinione pubblica, lasciata ormai allo sbando da una politica priva di carisma e di rappresentanza; deve fare i conti anche con una democrazia rappresentativa, che rischia una crisi che è più di senso che di efficienza; deve ricercare una difficile terza via tra tecnocrazia e populismo. Esse sono due facce della stessa medaglia: quella della «democratura», come qualcuno dice.
Sarà una strada lunga, ma segnerà il futuro e denoterà anche la statura dei leader veri, al di là dei risultati, pur importanti naturalmente, o dei fallimenti, di ogni singolo vertice del Consiglio europeo.
Noi siamo convinti che su questa prospettiva di coraggio e di visione ci sia il consenso di tante forze, di tante persone preoccupate, certamente, magari smarrite, ma anche non rassegnate.
Abbiamo sentito in quest’Aula e fuori, e sentiremo ancora, i sermoni di chi si nutre delle paure e delle inquietudini della gente. Per quanto roboanti e, magari, efficaci nel teatro mediatico, questi sermoni, però, non lasceranno traccia: la politica lungimirante e responsabile invece sì. È sempre stato così e così ancora sarà. Solo che, però, la politica lungimirante e responsabile ha bisogno, in Europa come in Italia, di cultura, di nuove infrastrutture, anche politiche, di una narrazione coerente e di una attitudine inclusiva. Io penso che tutti dovremmo lavorare per questo.