In politica mai nulla accade per caso. 

Se un gruppo di persone decide di stare assieme per compiere un percorso, anche al di là dell’appartenenza ad un partito, vuol dire che avverte un disagio e coglie un bisogno.

 

C’è in molti di noi un disagio contingente che deriva dall’involuzione politica dell’UPT e dallo sbocco del Congresso 

Ma c’è un disagio più profondo: avvertiamo le solitudini e lo smarrimento crescente in larga parte della società trentina.

E la coalizione di governo provinciale sembra avere difficoltà a perseguire l’ambizione di essere una comunità politica innovativa e coinvolgente; una coalizione di comunità più che di sigle litigiose.

 

Il bisogno che ci unisce e’ quello di superare questa situazione perché essa nuoce al Trentino. 

 

Riteniamo necessario:

– ricostruire fiducia tra cittadini, politica, istituzioni e rilanciare la partecipazione attiva e la responsabilità diffusa

– recuperare il “senso” delle scelte amministrative e delle decisioni politiche, in modo che possa esserci una propensione di tutti a sentirsi dentro un percorso comune e condiviso; 

– riscoprire il gusto di essere non solo “autonomi” sul piano giuridico, ma anche “anomali” sul piano culturale, sociale e politico;

– comprendere che, del resto, i cambiamenti antropologici, sociali e tecnologici richiedono di elaborare un significato del tutto nuovo al valore della “territorialità”, per evitare che la speciale autonomia delle istituzioni trentine finisca con l’essere su un pianeta diverso rispetto alle generazioni che si susseguono e ai loro modi di pensare e costruire il futuro. 

 

Ciò che si richiede e’ dunque un nuovo progetto culturale per l’Autonomia, premessa indispensabile, tra l’altro, per poter avviare la fase che ci condurrà al Terzo Statuto; un progetto che va costruito rafforzando anche il “comune sentire”con la comunità della Provincia di Bolzano. 

 

Autonomia e Partecipazione vuole dare un contributo a questo progetto. 

Essa sarà un movimento libero, informale e aperto a chiunque voglia concorrere ad un Centro Sinistra Trentino che punti a diventare l’infrastruttura politica di riferimento per il Trentino dei prossimi anni.

 

Pensiamo che sia prioritario recuperare capacità di pensiero e di iniziativa in alcuni ambiti particolarmente decisivi per il futuro, nei quali più si notano segnali di preoccupazione e di incertezza. Ne indichiamo alcuni.

 

– Le micro autonomie. Municipi; Beni Comuni; Corpi intermedi sociali e professionali; Cooperazione; Volontariato. L’Autonomia non è solo Ente Provincia: è pratica diffusa e radicata di autogestione sia nei territori sia nelle dinamiche sociali. 

– Lo sviluppo. La crisi ha travolto l’idea della crescita secondo il pensiero unico precedente: lo sviluppo sarà duraturo e solido solo se integrale, eticamente e ambientalmente sostenibile, coerente con i caratteri e i talenti della comunità, rispettoso del principio della democrazia economica, fondato sul capitale umano e sul l’innovazione a tutti i livelli; un laboratorio di capitalismo solidale e responsabile.  

– I giovani. Sono quelli che più avvertono opportunità e rischi della dimensione globale. Non abbiamo alternative: serve formazione, ricerca, accompagnamento in esperienze internazionali, sostegno a iniziative di imprenditorialità diffusa.

– I nuovi trentini. Il Trentino ha bisogno di nuovi trentini. La crisi demografica incombe in modo molto più drammatico dei flussi di profughi da aree di guerra. Occorre organizzarsi a tutti i livelli per superare la cultura dell’emergenza e praticare misure strutturali e permanenti di integrazione. 

– Le alleanze. I confini nazionali hanno ripreso vita solo in funzione di difesa rispetto ai processi migratori. In realtà, dal punto di vista economico e culturale, essi hanno perso da tempo gran parte del loro significato. Anche i confini regionali rischiano la stessa sorte. Occorre dunque inventare nuove e più forti politiche di alleanza e di cooperazione. L’Autonomia si giocherà sempre più al di fuori del nostro territorio, in ragione di una governance innovativa di aree sempre più vaste. Il territorio alpino può essere un primo laboratorio.

– L’individuazione di meccanismi adeguati di formazione e selezione della classe dirigente politica, questione che non può essere affidata all’improvvisazione, al trasformismo, all’opportunismo.

 

A venticinque anni dalla scomparsa di Bruno Kessler, riprendere il nome del movimento politico da lui guidato per molti anni ha il senso di un impegno ad affrontare le sfide del nostro tempo con visione e lungimiranza che almeno cerchino di ispirarsi a quella stagione e a quel magistero. 

Oggi come allora, lo scontro attorno all’Autonomia è tra una visione conservatrice e localista ed una aperta e progressiva. Oggi come allora, il futuro è affidato al prevalere della seconda. 

 

Sulla base di queste premesse, prende avvio il movimento di Autonomia e Partecipazione, non come una organizzazione che si contrappone alle altre, ma come opportunità di elaborazione, di formazione, di lavoro comune. 

Il metodo sarà quello della costruzione e della intelligenza collettive. 

Questo primo documento è soltanto la premessa del lavoro che dovremo fare assieme a tante persone in ogni territorio e in ogni ambiente del Trentino, sia sulla lettura generale di questa fase storica, sia sui singoli temi che saranno oggetto di approfondimento e di proposta.