replica al direttore de l’Adige pubblicata il 10 marzo 2014

 

Egregio Direttore, ieri ho letto la fatwa  con la quale, questa volta, ha deciso di onorare la mia persona. E’ risaputo che una fatwa non necessariamente deve essere supportata da prove certe. Per questo non mi stupisce più di tanto quanto ha scritto,  in particolare a riguardo delle mie posizioni politiche in vista delle elezioni europee e dintorni.
Mi pare giusto però nei confronti dei lettori contro dedurre almeno su due punti.
Il primo: la ricostruzione delle mie esperienze politiche locali e nazionali, che dal Suo articolo emergono filtrate da una caricatura ingenerosa ( e pazienza, non ho mai cercato il riconoscimento della stampa ) ma anche molto superficiale ( e questo invero non è da Lei ).
Al netto di errori e passi incerti, piuttosto ovvi in un’epoca di radicali cambiamenti come quella che abbiamo vissuto, ritengo che le mie scelte abbiano avuto un filo conduttore piuttosto evidente e – mi permetto di dire – coerente.

Sul piano locale, dai ” democratici popolari ” del Comune di Trento della prima metà degli anni 90, alla Margherita del 98, fino all’Unione per il Trentino, il filo conduttore e’ stato costruire e stabilizzare una forte coalizione di governo capace di guidare il Trentino dopo la fine della DC e di accompagnare l’Autonomia verso un radicale processo di riforma.  Mi sono ispirato a tre obbiettivi politici e li ho raggiunti:   non disperdere il patrimonio politico del popolarismo trentino di matrice cattolico-democratica, rifiutando in sede locale la deriva bipartitica ( che ci avrebbe allineato al Nord leghista e berlusconiano ) e lavorando a stretto contatto con un tessuto sociale e civile che custodisce principi e valori di comunità;  ricomporre, pur nella chiarezza, la storica frattura tra popolari e autonomisti ( ecco il senso della cosiddetta ” Casa dei Trentini ” , che non è stata una bizzarria, ma esprimeva in quel momento questo obbiettivo tutt’altro che banale); stringere con la sinistra democratica un patto di governo forte e duraturo.

Popolari, autonomisti e sinistra democratica – assieme ai loro alleati minori numericamente ma non meno importanti – hanno garantito il governo del sistema Trentino per una ventina di anni, durante i quali l’Italia ha subito derive e trasformazioni che stiamo ancora pagando profumatamente, e hanno mantenuto una rotta di dignità e di qualità che e’ sotto gli occhi di tutti, ma non spetta certo a me decantare.
Sarebbe potuto accadere tutto questo se avessimo fatto scelte diverse, magari meno difficili e più spendibili nell’immediato? Se non ci fosse stata la Margherita? Se non avessimo ricercato quella anomalia trentina che oggi qualche lettura di superficie vorrebbe normalizzare? Se anche in Trentino i partiti nazionali di destra e di sinistra fossero venuti semplicemente a trovare ” referenti ” in movimenti localisti? Non credo.  Questo schema era una congettura per finalità personali? Era la cinica ricerca di un contenitore per carriere individuali?  Neppure per idea. Infatti, il Presidente della Provincia e’ cambiato, ma lo schema  politico e’ rimasto e ha retto ad una fase delicata e non priva di insidie: spetta ora ai nuovi protagonisti lavorare per non buttarlo alle ortiche, magari per calcoli di tipo tattico.

Sul piano nazionale, che frequento in prima persona da poco più di un anno, il percorso e’ stato e resta molto più complesso. Le iniziative politiche alle quali ho partecipato in questi anni e che Lei ha avuto l’amabilità di ricordare, possono certamente aver incontrato insuccessi e fallimenti, ma si muovevano in una direzione coerente con la mia identità popolare e con il mio posizionamento politico. In particolare, si tratta di tentativi tesi a identificare uno spazio politico autonomo rispetto alla sinistra, peraltro alleata , ma  in chiara alternativita’ al berlusconismo. Anche la vicenda di Scelta Civica, pur con le contraddizioni risultate poi purtroppo fatali al progetto, aveva questa ispirazione: infatti, come spesso ricorda Mario Monti, se non ci fosse stata alle elezioni del febbraio scorso, Berlusconi avrebbe avuto il premio di maggioranza alla Camera in luogo del PD e forse sarebbe ora al Quirinale.
Sono cambiate le sigle che hanno connotato questi tentativi ma non è cambiato il progetto, che anzi perseguo assieme a tanti amici in modo piuttosto determinato e forse cocciuto: ricostruire una area politica di matrice popolare e liberal democratica, che consenta agli elettori una alternativa alle proposte in campo perché ritenuta degna di interesse da parte dei molti che votano senza entusiasmo e dei moltissimi ( circa il 50 per  cento degli aventi diritto ) che non votano affatto.
Siamo in controtendenza rispetto alla politica fatta di tweet? Certo! Siamo sfasati rispetto alla semplificazione brutale del quadro: o PD o Destra? Certissimo! Questo ha comportato per me in questa fase minori opportunità di ruoli importanti a Roma? E’ piuttosto evidente. Tuttavia, la strada più facile per avere ruoli e’ sempre quella giusta? E’ questo il metro etico e politico con il quale si misurano le cose? Non mi stupisco più di nulla, ma mi auguro di no.

Secondo punto: l’attualità politica nazionale e le europee di maggio.
Ha creato qualche stupore la proposta di una lista per le europee capace di rappresentare tutte le forze di matrice popolare e liberale che sostengono il Governo Renzi. Siccome tra esse vi e’ il Nuovo Centro Destra di Alfano, qualcuno ha inteso tale proposta come una mia svolta a destra. La circostanza che la proposta sia stata lanciata da me e da Bruno Tabacci ( partecipante alle primarie del centro sinistra ) poteva forse suggerire ad un osservatore attento come Lei di sospettare che  di svolta a destra poteva non trattarsi. Tant’è, cerco di spigare il mio e nostro punto di vista con poche frasi precise.
Alle europee non si vota con le coalizioni, ma con il sistema proporzionale puro. Ogni area politica si presenta in autonomia. Il PD ha recentemente deciso di aderire al Partito Socialista Europeo; scelta legittima e per certi versi scontata. Tuttavia io, pur avendo per quella tradizione in Italia e in Europa un grande rispetto, non mi sento di cultura socialista. Io sono di cultura popolare; penso che i valori del popolarismo e della liberal democrazia siano stati e rimangano importanti in Europa e in Italia. Abbiamo un governo che, subito dopo le elezioni di maggio,  si troverà a guidare il semestre europeo. Sarebbe dunque una scelta molto forte se l’area politica che sostiene il Governo Renzi si presentasse alle elezioni con una piattaforma comune e con due gambe: quella socialista e quella popolare e liberal democratica. Sarebbe anche, proprio  su un terreno strategico come quello dell’Europa, un segno di netta alternativita’ e di divisione irreversibile rispetto a Forza Italia e ai suoi alleati populisti e euro-ostili. E non occorre dilungarsi per spiegare che questo fatto determinerebbe una rottura politica foriera di conseguenze di non poco conto in vista delle prossime elezioni politiche italiane. O si pensa che, siccome c’è Renzi, il centro destra abbia già perso in ogni caso? Vogliamo continuare a sottovalutare Berlusconi e la sua capacità di parlare alla pancia del Paese, direttamente o per interposta persona.
Questo e solo questo e’ il senso della proposta citata. Purtroppo, temo che non sarà accolta dal Nuovo Centro Destra, che suppongo vorrà correre da solo, con le proprie insegne. Se così sarà, noi certo non andremo ” con Alfano “. Le sue attuali insegne, infatti, non sono le nostre e non lo saranno neppure in futuro.

In conclusione, Egregio Direttore,  il mio sarà anche un declino, per carità; la vita politica e’ fatta di cicli e per quanto mi riguarda ho già comunque avuto molto di più di quanto mi aspettavo e certo più di quanto ho saputo dare. Sono soddisfatto e sereno. Ma triste, no. Non trovo che sia l’aggettivo più indovinato. Si e’ tristi o si ispira tristezza quando si fallisce. Guardandomi indietro, non direi proprio di aver fallito. Guardando avanti, cioè guardando alle evoluzioni politiche, forse neppure. Lei dice di si. Ma, sorridendo, mi verrebbe da dire che neppure l’Adige le indovina sempre tutte. Si ricorda come ha titolato la prima pagina il giorno delle elezioni regionali nel novembre 2008? Ha titolato: Dellai-Divina, sarà testa a testa. Vede? Ci possono sempre essere sorprese!