TRENTO «Oggi si chiude un ciclo di una ventina d’anni che ha portato alla crisi della politica italiana. Ora faticosamente sta cercando di nascere un nuovo ciclo, ancora incerto e in fase di costruzione: la decisione di Alfano di costituire gruppi parlamentari autonomi è però la formalizzazione della chiusura definitiva di una fase».
All’indomani dello strappo da Scelta civica, con la componente “popolare” che pure sta per creare propri gruppi parlamentari, Lorenzo Dellai guarda con interesse alla scissione nel Pdl. Ma, sgombrando subito il campo da possibili equivoci, «non certo per creare gruppi assieme ai colleghi non confluiti in Forza Italia: la loro è una scelta da rispettare e a cui guardiamo con attenzione, ma è un’ipotesi che non esiste e che non ci ha mai sfiorato».
Perché allora tanta attenzione? Due le ragioni indicate da Dellai: «Primo, perché per la prima volta si ha l’evidenza formale che il ciclo berlusconiano è terminato: ci mancherebbe altro se non guardassimo con attenzione a questo enorme fatto politico». È però la seconda ragione quella sostanziale: secondo l’ex governatore, infatti, la decisione di Alfano rafforza il governo Letta. «La maggioranza è ora numericamente minore, ma politicamente più coesa – afferma – il che rafforza la prospettiva di poter lavorare nell’interesse del Paese fino alla primavera del 2015 e magari anche oltre».
Dellai dunque fissa il punto: «Mai avuto alcuna intenzione di contribuire alla nascita di un nuovo centrodestra, così tra l’altro gli alfaniani si sono pure chiamati: non c’entriamo, faremo gruppi autonomi richiamandoci alla cultura del popolarismo». E non rinuncia a un’ultima frecciata ironica verso gli ormai ex commilitoni di Scelta civica: «Visto che ci considerano una zavorra, costituiremo un nostro gruppo anche per non appesantire il dispiegarsi arioso del loro impulso riformatore».
Detto tutto questo, è però il futuro del governo Letta a stare a cuore a Dellai. «Che cosa farà il gruppo di Forza Italia? Tocca a loro deciderlo, immagino si muoveranno con maggiore libertà. Ed è un elemento da non sottovalutare, perché a questo punto saranno i gruppi del Pd, di Scelta civica, il nostro e il nuovo gruppo di Alfano a costituire la maggioranza. Anche perché, per quello che si è capito, la vera rottura tra Alfano e Berlusconi è venuta proprio sulla questione del sostegno al governo dopo il voto sulla decadenza del Cavaliere».
Lo scenario politico che ora si apre, secondo Dellai, è radicalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto dal giorno dell’avvento di Berlusconi: «Non è un caso che si parli di centrodestra contro centrosinistra solo dal ’94 in poi: la Democrazia cristiana si è opposta per decenni al Pci senza che nessuno la ritenesse un partito di destra. Il centrodestra è una creatura inventata e rappresentata da Berlusconi, che ha prodotto il singolare bipolarismo italiano a cui ora, inevitabilmente, ne seguirà un altro. Quale? Io lo vedo legato alle culture politiche e non alle personalizzazioni». Una ricomposizione, pare di capire, con Forza Italia relegata all’estrema destra e nuovi assetti al centro tutti da ridefinire.
Resta da capire se la prospettiva indicata da Dellai di un rafforzamento del governo Letta non possa rischiare, ora, di essere minata invece da sinistra: cioè da Renzi se, come tutto lascia prevedere, sarà lui ad aggiudicarsi la sfida congressuale del Pd e le primarie per la carica di segretario. «Non credo che nel Pd qualcuno pensi che si possa andare subito al voto sabotando il governo Letta, specie ora dopo la rottura nel Pdl – afferma Dellai – significherebbe sciupare le opportunità che si aprono con l’evoluzione del centrodestra e, soprattutto, fare il gioco di Berlusconi e Grillo, cioè la destra populista e radicale».
Piuttosto, conclude, meglio tornare a concentrarsi sulla sospirata riforma della legge elettorale. Ma a un patto: «Che non favorisca ancora una volta la formazione di coalizioni composte per vincere le elezioni e non per governare».
p.mor.
TRENTINO – 17.11.2013